mercoledì 11 novembre 2015

BROOKLYN

L'amore non torna al mittente, rimane nell'aria, e qui devono aver amato molto.
La città di Brooklyn.
Città, si perché prima che costruissero il ponte Brooklyn e Manhattan erano due entità diverse della stessa realtà. Il ponte è stato costruito per trasferire forza lavoro.



Io sono Brooklynese, qui mi sento a casa come in pochi posti nel mondo.
Brooklyn è nera bianca gialla rossa alta bassa ricca povera, è mille cose e nessuna, è mille realtà con una stessa faccia.
Protagonista indiscussa del processo di gentrificazione che ha rivalutato e riqualificato interi quartieri in tutte le città del mondo.
Un fiammifero acceso in una stanza buia.
Questo il meraviglioso incipit de "La fortezza della solitudine" che spiega in 7 parole cosa voleva dire essere una bambina bianca a Dean St. negli anni '70.
La Brooklyn fighetta barbuta hipster pettinata artistica alla moda che conosciamo oggi è nata da quel fiammifero.
Puoi trovare perle rare.
Il Paramount Theater che negli anni giusti ha visto ammassarsi al suo esterno fan di Elvis e Frank è stato comprato da Long Island University, il Wurlitzer è rimasto ma ci hanno costruito dentro un campo da Basket, ci gioca la squadra universitaria, non un'esibizione, è il loro regolare campo di casa.



Sono Baskettaro, potevo non andare ?
La ragazza dell'Università che ci ha mostrato la struttura ci ha chiesto:
"Voi in Italia non avete queste cose?"
No, in Italia nei teatri al massimo Eataly.
Può essere un buon esempio di cosa è Brooklyn, disordine organizzato.
Brooklyn è il luogo che ci ha donato il primo afro-americano messo sotto contratto da una squadra professionistica negli Stati Uniti, 1947, Ebbets Field, esordiva con la maglia dei Brooklyn Dodgers Jackie Robinson, poteva succedere solo qui.
Jordan Magic Lebron, da questo fiammifero.
Brooklyn è odore di vernice fresca,  è una crepa, è dalle crepe che entra la luce.


To be continued.

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